«Mi controlli la scadenza di queste brioche?»
Suonava spesso al campanello della mia porta, con il pretesto di farmi leggere le etichette di prodotti che aveva in casa; sostenendo che la sua vista avesse iniziato a tradirla.
Era solo una scusa per creare l’occasione di scambiare due chiacchiere con me.
Mina, ultrasettantenne, si divertiva a fingere che per via dell’età perdesse colpi, come alcuni suoi parenti si aspettavano da lei. Per questo mi ricorda la portinaia Renée Michel che nel libro “L’eleganza del riccio” recita lo stereotipo che tutti le hanno affibbiato, senza conoscerla davvero.

Il suo appartamento era all’ultimo piano, nel mio stesso condominio. Aprivo la mia porta e i suoi occhi arzilli ridevano prima ancora delle sue labbra sottili. Io ventenne, certi giorni andavo così di fretta, non avevo sempre testa e voglia di starla ad ascoltare. In altre giornate, mentre lei colmava con le nostre confidenze la sua solitudine, forse non era consapevole che riempiva anche la mia.
L’onda di ricordi che mi regalava finiva spesso con questo finale: “Se gioventù sapesse, se vecchiaia potesse”.

Dal suo balcone seguiva ogni mio gesto mentre parcheggiavo lo scooter in cortile; io legavo la catena sapendo che alzando gli occhi avrei incontrato i suoi per salutarci.
Cara Mina, sarei felice se potessi leggermi oggi per farti sapere che, quando passo sotto quel palazzo in cui abitavamo, se alzo gli occhi al tuo balcone, ancora ti saluto.

La frase sulla #crostatecitanti di oggi è tratta dal “L’eleganza del riccio.” scritto da Muriel Barbery.
?️Coloriamo i commenti di pensieri dedicati ad una amica/o, di oggi o del passato. Magari di parole il cui significato potrebbe essere chiaro solo a voi. ?
#crostateparlanti